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Quello che perde i pezzi - Giorgio Gaber

Giorgio Gaber

QUELLO CHE PERDE I PEZZI


parlato: Il polpaccio nella mia vita non è determinante! Ne posso benissimo fare a meno.
Quando m’è caduto non me ne sono neanche accorto.

Ahi, ahi, ahi, ahi!

Perdo i pezzi ma non è per colpa mia,
se una cosa non la usi non funziona,
ma che vuoto se un ginocchio ti va via,
che tristezza se un’ascella ti abbandona.

Che rimpianto per quel femore stupendo,
ero lì che lo cercavo mogio, mogio,
poi dal treno ho perso un braccio salutando,
mi dispiace che c’avevo l’orologio.

Ahi, ahi, ahi!

parlato: Che distratto, perdo sempre tutto!

Passeggiavo senza stinchi col mio amore,
ho intravisto nei suoi occhi un po’ d’angoscia,
io l’amavo tanto e c’ho lasciato il cuore,
c’ho lasciato già che c’ero anche una coscia.

A una festa con gli amici ho perso un dito:
"Ve l’ho detto di non stringermi la mano!".
Son rimasto un po’ confuso e amareggiato
quando ho visto le mie chiappe sul divano.

Ahi, ahi, ahi!

parlato: Che routine! Così uno si smonta! Guarda quello lì c’ha ancora una tibia. Che invidia!

C’è qualcuno che comincia a lamentarsi:
"Che disordine in città", io lo capisco,
tutto pieno di malleoli e metatarsi,
a momenti scivolavo su un menisco.

Oramai io camminavo con il petto,
c’era uno senza pancia, un po’ robusto,
era fermo e mi guardava con sospetto,
solidale c’ho lasciato mezzo busto.

Ahi, ahi, ahi!

parlato: C’era lì anche un mendicante, senza gambe e senza braccia. Non lo cagava nessuno!

Con quel poco che c’ho ancora me la cavo,
non mi muovo ma ragiono molto bene,
ora c’ho praticamente un gran testone
e un testicolo per la riproduzione.

Ahi…
Va beh, vorrà dire che non farò sport!
Ahi…
Però mi vengono bene le parole crociate!
Ahi, ahi, ahi…




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