Amedeo Nazzari è stato uno degli attori più iconici del cinema italiano del Novecento. Con il suo volto scolpito, la voce profonda e il portamento nobile, ha rappresentato per oltre trent’anni l’archetipo dell’eroe romantico e virile sul grande schermo. Nato a Cagliari il 10 dicembre 1907 con il nome di Amedeo Carlo Leone Buffa e morto a Roma il 5 novembre 1979, Nazzari è stato protagonista indiscusso dell’epoca d’oro del cinema italiano, diventando un simbolo dell’identità nazionale e un idolo di pubblico.
Amedeo Nazzari proveniva da una famiglia della borghesia sarda: il padre era ingegnere, la madre apparteneva a una famiglia aristocratica piemontese. Dopo il trasferimento a Roma, Amedeo frequentò l’università e si interessò al mondo dell’arte e della recitazione. La sua prestanza fisica e la voce calda lo portarono ben presto al teatro, dove iniziò a recitare in ruoli secondari.
Debuttò nel cinema alla fine degli anni ’30, periodo in cui il regime fascista aveva intuito il potere della cinematografia come strumento culturale e di propaganda. Il suo primo ruolo importante fu in “Cavalleria” (1936), ma fu con il melodramma “Luciano Serra pilota” (1938), diretto da Goffredo Alessandrini, che ottenne la notorietà nazionale.
Durante gli anni ’40, Amedeo Nazzari divenne l’attore più amato d’Italia. Il suo volto divenne sinonimo di onore, coraggio e virilità. Film come “Caravaggio, il pittore maledetto” (1941), “Un colpo di pistola” (1942) e “Bengasi” (1942) rafforzarono il suo status di “divo nazionale”. Il pubblico lo adorava per la sua eleganza e compostezza, ma anche per l’intensità emotiva delle sue interpretazioni.
In questi anni fu spesso affiancato da attrici di grande successo, tra cui Luisa Ferida, Alida Valli, Isa Miranda e soprattutto Yvonne Sanson, con la quale formò una coppia cinematografica amatissima negli anni successivi.
Una fase cruciale della carriera di Amedeo Nazzari fu quella degli anni ’50, dominata dal melodramma italiano. Film come “Catene” (1949), “Tormento” (1950), “I figli di nessuno” (1951) e “Il prezzo dell’onore” (1952), tutti diretti da Raffaello Matarazzo, ottennero un successo straordinario. In questi film, Amedeo interpretava spesso l’uomo integerrimo, vittima delle passioni e delle convenzioni sociali, capace di grandi gesti di sacrificio.
La coppia Nazzari–Sanson divenne emblematica per il pubblico dell’epoca, contribuendo alla creazione di un linguaggio cinematografico popolare, emotivo e fortemente italiano.
Con l’arrivo della commedia all’italiana e del neorealismo, la figura di Amedeo Nazzari entrò in una fase di transizione. Mentre il cinema italiano cambiava volto, l’attore cercò di adattarsi a ruoli più maturi e ironici. Fu diretto da registi come Pietro Germi, Luigi Comencini e Mauro Bolognini, dimostrando una grande capacità di reinventarsi.
Tra i film di questo periodo si ricordano:
Il fornaretto di Venezia (1963)
Il processo di Verona (1963)
Un italiano in America (1967), accanto a Vittorio Gassman
Il divorzio (1970), di Romolo Guerrieri
Apparve anche in alcuni sceneggiati televisivi e spettacoli teatrali, mantenendo intatta la dignità e la presenza scenica che l’avevano reso celebre.
Nonostante la fama, Amedeo Nazzari fu un uomo riservato. Ebbe una lunga relazione con l’attrice Irene Genna, dalla quale ebbe una figlia, Evelina Nazzari, anche lei attrice. Non amava la mondanità e preferiva dedicarsi al lavoro e alla famiglia.
Era considerato un uomo generoso, gentile e rispettoso verso colleghi e tecnici. Il suo stile impeccabile e la sua compostezza lo resero una figura quasi “nobile” nel mondo dello spettacolo, e molti registi lo ricordarono come un professionista esemplare.
Amedeo Nazzari morì a Roma il 5 novembre 1979, all’età di 71 anni, dopo una malattia. La sua scomparsa segnò la fine di un’epoca del cinema italiano, quella dei grandi divi che avevano saputo rappresentare i sogni e le emozioni del popolo.
Ancora oggi, Amedeo Nazzari è ricordato come un pilastro del cinema classico italiano. I suoi film vengono regolarmente trasmessi in TV, studiati nelle scuole di cinema e celebrati nei festival dedicati alla memoria del nostro cinema d’oro.
Ginevra degli Almieri (1935), regia di Guido Brignone
Cavalleria (1936), regia di Goffredo Alessandrini
Luciano Serra pilota (1938), regia di Goffredo Alessandrini
Bengasi (1942), regia di Augusto Genina
Caravaggio, il pittore maledetto (1941), regia di Goffredo Alessandrini
Un colpo di pistola (1942), regia di Renato Castellani
La cena delle beffe (1942), regia di Alessandro Blasetti
Malombra (1942), regia di Mario Soldati
Catene (1949), regia di Raffaello Matarazzo
Tormento (1950), regia di Raffaello Matarazzo
I figli di nessuno (1951), regia di Raffaello Matarazzo
L’angelo del peccato (1952), regia di Leonardo De Mitri
Il prezzo dell’onore (1952), regia di Ferdinando Baldi
L’ultima violenza (1957), regia di Raffaello Matarazzo
Il fornaretto di Venezia (1963), regia di Duccio Tessari
Il processo di Verona (1963), regia di Carlo Lizzani
Un italiano in America (1967), regia di Alberto Sordi
Il divorzio (1970), regia di Romolo Guerrieri
Il caso Mattei (1972), regia di Francesco Rosi – cameo
La colonna infame (1973), regia di Nelo Risi – ultimo ruolo cinematografico