Quello di Franco Franchi è un nome che ormai va di pari passo con quello di Ciccio Ingrassia, anche se ormai la coppia comica più celebre del dopoguerra è stata inesorabilmente separata da quella che San Francesco chiamava “sorella morte”.
E forse qualche ragazzo troppo giovane rischia di non averli neanche mai sentiti nominare. Tanto peggio, e chissà che l’istrionico ed incontenibile Francesco Benenato (questo il suo vero nome), non abbia fatto uno sberleffo, come solo lui sapeva fare, anche alla cupa Signora che tutti ci governa, strappandole magari un sorriso forzato quanto inesorabilmente beffardo.


Francesco Benenato, nato a Palermo il 18 settembre 1922, il futuro comico ebbe una sola scuola di recitazione: la strada. Una gavetta fatta di innumerevoli spettacoli all’aperto e di improvvisazione costante. Niente nobili e profonde lezioni di interpretazione dunque, ma solo il contatto istintivo con la gente, la fatica di strappare un sorriso ai passanti con la sola forza della propria istrionica arte. Ed è proprio percorrendo i vicoli siciliani con spettacoli raffazzonati che Franco Franchi (per un periodo ha utilizzato anche il nome d’arte Franco Ferraù), incontra un altro outsider suo pari, Ciccio Ingrassia, allora però un po’ più “in carriera” rispetto a lui, dato che già ricopriva la qualifica di capocomico presso una compagnia di giro.


I due comunque lavorano insieme per un po’ e scoprono di avere un affiatamento eccezionale, oltre a compensarsi sia sul piano fisico (uno alto e segaligno mentre l’altro basso e tarchiato), che sui tempi comici: nasce così la leggendaria coppia comica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Dopo anni di rodaggio la premiata ditta viene lanciata a livello nazionale da
Domenico Modugno, già molto amato dal pubblico e quindi agli occhi della gente assai accreditato, che li fece esordire sugli schermi nel 1960 con “Appuntamento ad Ischia” di Mattoli.
Il successo è travolgente e la fortuna sembra finalmente aver baciato il sublime volto comico dei due. Il successo poteva però essere effimero ed evanescente, invece domineranno per anni la scena comica del cinema italiano, lavorando a ritmi folli e sfornando decine di film all’anno.

E non è un semplice modo di dire o una frase ad effetto: nel solo 1964 Franchi arrivò a girare qualcosa come 16 film: una vera e propria catena di montaggio attoriale, supportata spesso e volentieri da registi mediocri e copioni abborracciati.
In effetti, i copioni che la coppia si ritrovava per le mani erano spesso più che altro dei canovacci, così che a conti fatti i film da loro girati rappresentano una preziosa testimonianza proprio della loro capacità improvvisativa, basata su gag surreali e sulla straordinaria facoltà mimica di entrambi (anche se il mattatore è indubbiamente Franchi), affinata in anni di teatro di strada.
Moltissimi i titoli che li hanno visti protagonisti, per lo più parodie delle pellicole “serie” in voga in quegli anni. Si va da “I due vigili” a “I brutti di notte” (con evidente riferimento al recente “Bella di giorno” del maestro Bunuel), da parodie sfacciate come “Ultimo tango a Zagarolo” a “Indovina chi viene a merenda?” o “Il bello, il brutto e il cretino”; per non parlare del sublime “L’Esorciccio”, che naturalmente faceva il verso al colossal del momento, il ben noto “L’Esorcista”:
Inutile dire che per lunghi anni Franco e Ciccio sono stati l’emblema della comicità popolare, delo stile slapstick portato alle estreme conseguenze, della comicità burlesca e fracassona di presa facile e immediata (sempre lontana, però, da ogni forma di volgarità).


Dopo anni passati in un sano quanto minore regime artistico, un bel momento la coppia viene “sdoganata” da due intellettuali di razza, due artisti che hanno saputo intravedere quali potenzialità nascoste avessero questi presunti saltimbanchi. Fu Pasolini a intuire che una loro utilizzazione in film di diversa levatura sarebbe stata fruttuosa e li volle nel 1968 nell’episodio “Che cosa sono le nuvole?” di “Capriccio all’italiana”.
Su questa scia G. Grimaldi, che li aveva diretti in tanti film commerciali, affidò loro il fardello del “Don Chisciotte”. Furono poi il gatto e la volpe nel “Pinocchio” televisivo di Comencini e i super-colti fratelli Taviani li scelsero per l’episodio “La giara” del film “Kaos”.

Se Franchi ha costruito la sua carriera nel cinema e nel teatro, la sua popolarità è cresciuta comunque attraverso la televisione. E’ proprio grazie al piccolo schermo che la sua mimica facciale e il suo umorismo diretto sono diventati patrimonio del grande pubblico.
Tra le trasmissioni alle quali ha partecipato insieme all’inseparabile Ciccio Ingrassia ricordiamo “Partitissima”, “Cantatutto numero uno”, varie edizioni di “Canzonissima”, “Ieri e oggi”, “Che combinazione”, “Drim”, “Bene, bravo bis” e “Avanspettacolo”.
Quest’ ultimo segna l’ultima apparizione della coppia.

Nel luglio del 1992, durante le registrazioni dello show dedicato all’avanspettacolo viene ricoverato in ospedale. Durante “Grand Hotel”, a causa di un malore di Ciccio, Franco aveva dovuto lavorare per cinque puntate con Giampiero Ingrassia (figlio di Ciccio) che aveva sostituito il padre sino al suo rientro nelle ultime puntate. In “Avanspettacolo”, invece, è Ciccio che rimane da solo, anche sei i due avevano già registrato diverse scenette usate poi per il programma.
Franco rientrerà solo nell’ultima puntata. Dirà: “Sono stato in paradiso ma non mi hanno voluto”.

L’amatissima maschera italiana è scomparsa il 9 dicembre 1992 a Roma gettando nello sgomento tutti quelli, ed erano moltissimi, che lo avevano sempre stimato e che avevano sperato in un suo recente rilancio alla grande in qualche film di “alto rango”.