Giorgio Gaber L’ATTESA No, non muovetevi, c’è un’aria stranamente tesa un gran bisogno di silenzio, siamo come in attesa. No, non parlatemi, bisognerebbe ritrovare le giuste solitudini, stare in silenzio ad ascoltare. L’attesa è una suspense elementare, è un antico idioma che non sai decifrare, è un’irrequietezza misteriosa e anonima, è una curiosità dell’anima. E l’uomo in quelle ore guarda fisso il suo tempo, un tempo immune da avventure o da speciale sgomento. No, non muovetevi, c’è un’aria stranamente tesa e un gran bisogno di silenzio, siamo come in attesa. Perché da sempre l’attesa è il destino di chi osserva il mondo con la curiosa sensazione di aver toccato il fondo. Senza sapere se sarà il momento della sua fine o di un neo-rinascimento. Non disturbatemi, sono attirato da un brusio che non riesco a penetrare, non è ancora mio. Perché in fondo anche il mondo nascente è un po’ artista, predicatore e mercante e pensatore e automobilista. E l’uomo qualunquista guarda anche lui il presente, un po’ stupito di non aver capito niente. L’attesa è il risultato, il retroscena di questa nostra vita troppo piena. è un andar via di cose ed al loro posto c’è rimasto il vuoto. Un senso quieto e religioso in cui ti viene da pensare e lo confesso ci ho pensato anch’io al gusto della morte o dell’oblio. No, non muovetevi, c’è un’aria stranamente tesa e un gran bisogno di silenzio, siamo tutti in attesa.
|
|||
|