Il celebre attore
(il cui nome completo era Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni),
nato a Fontana Liri (Frosinone), nel 1924, ebbe la fortuna
di respirare aria di cinema fin dalla più tenera
età. Ancora bambino, infatti, ebbe la possibilità
di fare comparsate addirittura in alcuni film del grande
De Sica (che negli anni trenta era un maestro riconosciuto).
In seguito, conseguita la maturità liceale, si iscrive
alla facoltà di Economia
e Commercio,
senza però mai interrompere il rapporto con lo spettacolo
e in particolare con il teatro.
Inseritosi nei gruppi del Centro Universitario Teatrale,
fu notato nientemeno che da
Luchino Visconti, il quale lo chiamò
con sè per interpretare importanti ruoli in lavori
teatrali di recente concezione come, ad esempio, "Un
tram chiamato desiderio" e
"Morte di un commesso viaggiatore",
oppure più classici come "La
locandiera" e
"Le tre sorelle".
Parallelamente, ha modo di lavorare
ancora nel cinema, dove viene sempre chiamato per effettuare
alcune comparsate che, con il tempo, cominciano a diventare
cospicue.
Il film che lo rivela è "Le
ragazze di Piazza di Spagna", dove
interpreta la parte del giovanotto simpatico ed estroverso,
girato da Luciano Emmer nel '52, regista che aveva già
diretto Mastroianni due anni prima in
"Domenica d'agosto". Già
in quelle prime prove, Mastroianni si rivelò particolarmente
adatto alla delicata introspezione di un cinema che stava
a metà strada tra il neorealismo e la commedia all'italiana.
Questa sua predisposizione venne
confermata in "Giorni
d'amore" di De Santis, dove l'attore
potè rivivere le sue origini ciociare in una chiave
di lieve comicità. Si andava delineando al caratteristiche
principale dell'attore Mastroianni, quella cioè di
incarnare la figura di un uomo buono e sottilmente malizioso,
scapestrato ma con giudizio, dolce e lievemente melanconico.
In seguito, la sua cifra stilistica si improntò quasi
sempre a questo aureo modello, anche quando, come nei film
di Blasetti
o Lizzani,
gli venivano proposte parti drammatiche. Quelle caratteristiche
vennero poi abbinate in alcuni film, a 'mò di contrasto,
alla malizia femminile della giovane Sophia
Loren,
da cui scaturirono nella metà degli anni cinquanta
film come "Peccato che
sia una canaglia", e
"La fortuna di essere donna".
Ma la svolta della sua carriera arriva
con "La dolce vita"
(1960), epocale pellicola di costume in cui Mastroianni
è un moderno antieroe e che segna pure l'inizio d'un
lungo e fortunato sodalizio artistico con
Federico Fellini. Con Fellini fornì
i memorabili esiti anche in "Otto
e mezzo" (1963),
vestendo i panni di una sorta di alter ego del regista riminese..
In seguito, nei primi anni sessanta, ottenne un personale
trionfo in "Divorzio
all'italiana" e
"I compagni".
Fece coppia con Sofia Loren in vari film di
De
Sica
e apparve in diversi film di Ferreri tra i quali
"La grande abbuffata", "Ciao
maschio" e "Storia di Piera".
Ha lavorato con Petri da "L'assassino",
con Scola
da "Dramma della gelosia" a "Splendor"
e "Che ora è?", attraverso
"Una giornata particolare" che fu una
delle sue prove migliori.
Il prosieguo della sua carriera è stato un susseguirsi
di successi a fianco dei più grandi registi. Negli
ultimi anni, si ricorda la sua interpretazione ad un film
di impegno civile come "Sostiene Pereira"
e il montaggio dei suoi ricordi personali, apparsi
postumi, nel film-documento
"Ricordo, sì io mi ricordo".
Protagonista di grande versatilità
e di indiscussa bravura (si è detto che in certi
film sembrava essere in grado di poter lavorare soltanto
con l'espressione dello sguardo), ha trasmesso l'immagine
di un uomo colto e sensibile, alieno da pose divistiche,
che guardava con fastidio alla pubblicizzazione della sua
vita privata da parte della stampa scandalistica. Ha rappresentato
con grande generosità la cinematografia italiana
a livello internazionale, ma non ha mai purtroppo un pur
meritatissimo Oscar.
Mastroianni si è spento il 19 dicembre 1996 nella
sua casa di Parigi. Di lui il regista Dino
Risi, che lo conosceva bene anche per averlo
diretto, ha detto: "Era l'anima più bella del
nostro cinema, l'italiano medio e pulito. Mastroianni era
forse quello con cui era più piacevole lavorare:
e questo per una ragione semplicissima, non rompeva mai
le scatole. Non gli ho mai sentito dire "Questa battuta
così non va". Aveva una grande duttilità
e disponibilità. Non parlava: semplicemente, faceva
l'attore, vestendo i panni del personaggio con una capacità
straordinaria. Mastroianni aveva il pregio di farsi piacere
anche i film che non gli piacevano".
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