Il nuovo momento di grazia commerciale è ribadito da Emotional
Rescue (1980), criticato per alcune aperture verso sonorità
dance. Il falsetto della title track porta l'album in vetta
alle classifiche. Il successo prosegue con Tattoo You (1981),
che vede ospiti Sonny Rollins e Pete Townshend (The Who).
La provocante “Start Me Up” è il nuovo inno di Jagger e
soci, “Waiting On A Friend” la spensierata ballata. Segue
un tour mondiale che si protrae fino al 1982 e dal quale
vengono tratti un album dal vivo (Still Life, giugno 1982)
e un film-concerto ("Let's Spend The Night Together", diretto
da Hal Ashby). Jagger, di nuovo al centro delle cronache
rosa per il matrimonio con la modella Jerry Hall, perpetua
il ruolo dell'animale da palcoscenico con i suoi atteggiamenti
plateali ma sempre più caricaturali. Undercover (1983) è
il segno più evidente del declino della band, ormai a corto
di idee e pronta ad adeguarsi alle nuove mode musicali (come
con l’opaco funk di “Undercover Of The Night”).
La crisi fa trasparire anche i primi dissidi tra Richards
e Jagger. Quest’ultimo debutta come solista con “She's The
Boss” (1985), prodotto da Bill Laswell e Nile Rodgers, virando
verso un pop-rock decisamente commerciale, come dimostrano
anche i duetti con David Bowie (“Dancing In The Street”)
e Tina Turner per la kermesse di "Live Aid" (luglio 1985).
Significativo che nello stesso concerto Wood e Richards
scelgano di accompagnare, con le chitarre acustiche, Bob
Dylan. Incuranti della crisi e uniti da un destino che li
vuole immortali, i Rolling Stones vanno avanti con Dirty
Work (1986), prodotto da Steve Lillywhite e dedicato all'amico
Ian Stewart, da poco scomparso. Un album trascurabile, se
si eccettua la conturbante “Harlem Shuffle”. Nei tre anni
successivi si accentua il solco tra i quattro membri della
band: Watts suona jazz con la Charlie Watts Orchestra, Wood
accompagna in tour Bo Diddley, Richards collabora con Aretha
Franklin ("Jumpin' Jack Flash") e all'allestimento di un
film-concerto in onore di Chuck Berry ("Hail! Hail! Rock'n'Roll",
1987).
Quando Jagger pubblica il suo secondo, deludente album "Primitive
Cool" (1987), anche Keith Richards, nel frattempo disintossicato
e rinsavito, incide il suo primo album da solista: “Talk
Is Cheap” (1988). Ma la longevità degli Stones è a prova
di bomba. Esce così Steel Wheels (1989), con il singolo
“Rock And A Hard Place” e poco altro. Segue un tour e l'album
dal vivo Flashpoint (1991) con un paio d'inediti in studio:
“Highwire” e “Sex Drive”. Subito dopo il tour, Bill Wyman
lascia la band, mentre Richards pubblica “Main Offender”
(1992) e Jagger “Wandering Spirit” (1993). Voodoo Lounge
(1994) vede il bassista Daryl Jones (già con Miles Davis
e Sting) al posto di Wyman. Un anno dopo esce Stripped,
un album registrato in parte dal vivo e in parte durante
le pause dell’ultimo tour.
Un disco ancora una volta mediocre, salvo la riuscita cover
della dylaniana “Like A Rolling Stone”, che in questa versione
assume un nuovo, ironico significato. Neanche Bridges to
Babylon (1997) invertirà il declino della rock band più
duratura di sempre. Se la longevità forzata degli ultimi
vent’anni ne ha fatto delle stagionate caricature di rockstar,
la selvaggia creatività dei loro anni d’oro ha rappresentato
una svolta decisiva nella storia del rock. Come scrive Scaruffi,
infatti, “i Rolling Stones inventarono l'asse fondamentale
del rock’n’roll: il cantante sexy, oggetto sessuale e sciamano,
e il chitarrista con il carisma”. E il loro sound è rimasto
un modello universale, al punto che “dai Led Zeppelin ai
Nirvana sono tutti, direttamente o indirettamente, figli
loro”. Non resta dunque che concludere, con Scaruffi, che
dopo gli Stones “non solo la musica rock ma la civiltà occidentale
stessa non sarebbe mai più stata la stessa”.
di Claudio
Fabretti
http://www.ondarock.it/Rollingstones.html