I Pink Floyd sono i pionieri della psichedelia e uno dei
massimi complessi rock di sempre. Nel corso di una carriera
lunghissima (in cui si riscontrano tre fasi corrispondenti
ad altrettante formazioni) hanno spostato i limiti del pop
e del rock sposando l'elettronica e approfondendo la ricerca
sonora in album giudicati pietre miliari della musica popolare
del sec. XX. Oltre a dischi immortali hanno prodotto mastodontiche
rappresentazioni multimediali della propria musica attraverso
spettacoli in cui la componente visiva è parte integrante
di quella sonora. Baciati da un successo oceanico negli
anni '70, alcuni di loro ancora oggi calcano le scene con
immutato successo sotto la gloriosa sigla "Pink Floyd",
anche se come pura riproposizione di una formula ampiamente
collaudata, senza la spinta innovativa di un tempo. Tutto
comincia a Cambridge nei primi anni '60 dove Roger Waters
(1944, Surrey, Gran Bretagna), Richard "Rick" Wright (1945,
Londra), Nick Mason (1945, Birminghan, Gran Bretagna) e
David Gilmour (1944, Cambridge, Gran Bretagna) frequentano
la stessa scuola d'arte. I primi a interessarsi di musica
sono Gilmour e lo studente di un'altra scuola, Roger Keith
"Syd" Barrett (1946, Cambridge, Gran Bretagna) i quali,
affascinati da blues e rock, iniziano a scambiarsi le prime
nozioni alla chitarra, per poi entrare a far parte di diversi
gruppi locali.
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Qualche anno dopo, a Londra, gli amici si ritrovano
a condividere lo stesso appartamento mentre sono impegnati
negli studi e, nel 1965, Waters e Wright (all'epoca
chitarristi) formano con Mason (batteria) un gruppo
dalla mutevole denominazione (Sigma 6, T-Set, Meggadeaths,
Architectural Abdads), nel quale militano la cantante
Juliette Gale, il chitarrista Bob Close e anche Syd
Barrett. Il numero esagerato di chitarre nel gruppo
si ridimensiona quando Waters passa al basso, Wright
alle tastiere e Close abbandona per dedicarsi al jazz.
Il gruppo si ribattezza Pink Floyd Sound (dal nome di
due bluesmen molto amati da Barrett, Pink Anderson e
Floyd Council) proponendo un miscuglio di rock blues
di scarsa originalità. Barrett comincia a scrivere materiale
originale per il gruppo, che nel marzo 1966 si esibisce
al Marquee di Londra, mostrando una vistosa tendenza
all'improvvisazione. |
Nella variopinta "swingin' London" i Pink Floyd riescono
a farsi notare come una delle band più originali e imprevedibili,
in virtù soprattutto delle esibizioni all'UFO Club, un locale
in cui il gruppo sperimenta i primi tentativi di coinvolgimento
del pubblico con proiezione di immagini, diapositive e l'impiego
massiccio di un efficace impianto luci. Sono gli anni in
cui il consumo e le sperimentazioni di nuove droghe psichedeliche
(LSD in particolare) svolgono un ruolo essenziale nell'espansione
della percezione e molte delle composizioni di Barrett ne
risentono sensibilmente. Nella primavera 1967 i Pink Floyd
sono uno dei gruppi più "di tendenza" di Londra e ottengono
un contratto discografico con la EMI, per la quale debuttano
con lo straordinario 45 giri “Arnold Layne” prodotto da
Joe Boyd e subito rifiutato dall'emittente radiofonica BBC
per il testo ambiguo. Il successivo singolo “See Emily Play”
entusiasma il disc jockey John Peel e il nome del gruppo
comincia a volare alto anche nelle classifiche britanniche,
mentre i loro show diventano veri happening multimediali,
con trovate sceniche e un light show strabiliante. Il momento
magico nella Londra "lisergica" tocca l'apice con la pubblicazione
di The Piper At The Gates Of Dawn (agosto 1967). È un 33
giri che diventa presto il manifesto del rock psichedelico
di quella stagione, accostando brevi e stralunati brani
pop (“Astronomy Domine”, “Lucifer Sam”, “Matilda Mother”,
“The Gnome”, “Bike”) dai contenuti bizzarri e allucinati
a una lunga e vertiginosa dissertazione strumentale intitolata
“Interstellar Overdrive”.
I brani portano quasi tutti la firma di Barrett, voce
solista della band, già identificato come la mente
geniale e folle del gruppo, il fragile e visionario
leader di talento. Ma proprio da questo momento in
poi, Barrett appare sempre meno lucido e affidabile
e anche il suo apporto creativo diminuisce: i singoli
“Apples & Oranges” e “It Would Be So Nice” non replicano
i successi precedenti e i suoi scostanti atteggiamenti
cominciano a minare l'attività del gruppo. Alcuni
plateali episodi entrati nella leggenda testimoniano
tristemente una labilità psichica preoccupante che
fa smarrire ogni appiglio col mondo reale. A causa
della sua progressiva incapacità di sostenere qualunque
apparizione pubblica (concerti, interviste, apparizioni
televisive), viene gradualmente sostituito dall'amico
David Gilmour.La follia di Barrett viene alimentata
negli anni a seguire da una serie di episodi che contribuiscono
a colorare la sua vicenda umana con tinte mitologiche:
in realtà le precarie condizioni psichiche lo portano
a un impenetrabile autoisolamento e a un rapido e
inesorabile allontanamento dalle scene musicali.
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Non prima della difficoltosa produzione di The Madcap Laughs
(gennaio 1970) e Barrett (novembre 1970), due eccellenti
album solisti realizzati con l'aiuto di Gilmour e Wright.
L'ingresso di David Gilmour riporta la musica del gruppo
verso territori più ancorati alla tradizione rock-blues:
A Saucerful Of Secrets (giugno 1968) rappresenta al meglio
la fase incerta del gruppo, in bilico tra illuminati residui
barrettiani (“Jugband Blues”), rock "spaziale" (“Let There
Be More Light”), riflessioni intimiste (“Set The Controls
For The Heart Of The Sun”) e lunghi incubi ipnotici dilatati
dall'improvvisazione (“A Saucerful Of Secrets”). Il nuovo
corso è segnato dalle composizioni a carattere intimistico
di Waters e dallo stile chitarristico di Gilmour. Tra la
fine del 1969 e il 1970 il gruppo si cimenta in una manciata
di colonne sonore (More di Barbet Schroeder, Zabriskie Point
di Michelangelo Antonioni e Music From The Body di Roy Battersby,
quest'ultima a nome del solo Waters) e in un ambizioso doppio
album per metà dal vivo. In Ummagumma (novembre 1969), infatti,
coesistono rivisitazioni live espanse del primo repertorio
(e anche quella “Careful With That Axe Eugene” che caratterizza
l'indimenticabile la scena finale di "Zabriskie Point")
con bizzarre composizioni di studio. Atom Heart Mother (ottobre
1970) è incentrato sull'omonima lunga suite con tanto di
coro e orchestra che occupa il primo lato dell'LP, mentre
le restanti canzoni vanno dalle bucoliche e meditative “If”
(di Waters) e “Fat Old Sun” (Gilmour) al brillante esercizio
pop di “Summer '68” (Wright).Daydream.
Nonostante il successo di questo album (tra i più amati
dai fans), è con Meddle (ottobre 1971) che i Pink Floyd
cominciano a focalizzare una nuova direzione musicale che
si rivelerà fonte inesauribile di favolosi guadagni: la
rutilante “One Of These Days” (caratterizzata dal lungo
e inquietante assolo “slide” della chitarra di Gilmour,
rimane nel repertorio del gruppo fino ai nostri giorni)
e la lunga, a tratti ipnotica suite “Echoes” fissano le
coordinate di quell'impronta sonora inconfondibile che contribuisce
al successo dei dischi successivi. Nel maggio 1971 viene
pubblicato anche Relics, apprezzata raccolta contenente
diversi singoli mai apparsi su LP, risalenti anche al periodo
con Barrett. I concerti attirano folle considerevoli, ma
il gruppo decide di filmare una propria esibizione tra le
rovine di Pompei in assenza di pubblico. Il film Live At
Pompei (1972) di Adrian Maben è una efficace e suggestiva
testimonianza della straordinaria portata emotiva e visuale
della musica dei Pink Floyd di questo periodo. Sempre del
1972 (giugno) è Obscured By Clouds, un'altra colonna sonora
per un film di Schroeder (intitolato La Vallée), ma a fine
anno i Pink Floyd tornano negli studi di Abbey Road con
il tecnico del suono Alan Parsons per lavorare a un concept
album ideato da Waters e imperniato sull'alienazione e la
schizofrenia della società contemporanea.
The
Dark Side Of The Moon (pubblicato il 24 marzo 1973)
si impone come una delle opere più complete, ambiziose,
durevoli, complesse, vendute (più di 25 milioni di
copie in tutto il mondo) e meglio riuscite dell'intera
storia del rock: Waters decide di parlare "di tutto
quanto può portare la gente alla pazzia" in una lunga
opera assemblata dall'unione senza soluzione di continuità
di una serie di formidabili composizioni, attraversate
da un inquietante battito cardiaco. Il sarcasmo di
“Time”, la feroce ironia di “Money”, l'incomunicabilità
di “Us And Them” vengono suggellati da un suono strabiliante,
attualissimo e tutte le ansie di Waters sembrano sfociare
nel ricordo dell'amico inghiottito dal "lato oscuro
della Luna" (“Brain Damage”, “Eclipse”). “Money” (con
il suo atipico, particolarissimo incedere in 7/4),
diventa un hit single e l'album spiana la strada al
successo mondiale di un gruppo capace di radunare
folle oceaniche in concerti mastodontici.
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La grande popolarità sembra tuttavia avere effetti nefasti
sul gruppo che, con fatica e dopo numerosi tentativi, assembla
un nuovo album sulla falsariga del precedente.
Waters sembra particolarmente turbato e Wish You Were Here
(settembre 1975) contiene espliciti riferimenti alla figura
di Barrett nella lunga “Shine On You Crazy Diamond” (concepita
in due lunghe parti). Il disco, pur rappresentando un favoloso
successo, non è all'altezza del precedente e sembra indugiare
sulle buone intuizioni della titletrack e di “Shine On You
Crazy Diamond”. L'alone di mistero che circonda i membri
del gruppo (inavvicinabili e riluttanti a far trapelare
qualunque notizia sulla vita privata), i temi oscuri trattati
dalle loro canzoni e le suggestive copertine (curate dall'agenzia
Hipgnosis) contribuiscono a fare dei Pink Floyd un oggetto
di culto di massa. Il monumentale tour del 1975 acuisce
la frustrazione di Waters nei confronti dei concerti oceanici:
all'inquieto bassista comincia a balenare l'idea di erigere
(fisicamente) un muro tra sé e un pubblico che appare ai
suoi occhi sempre meno coinvolto dal kolossal che i Floyd
rappresentano. Animals (ottobre 1977) viene annunciato con
il lancio nei cieli di Londra di un enorme maiale gonfiabile.
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