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Edoardo
Bennato
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BIOGRAFIA
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Chitarra,
armonica a bocca, tamburello e kazoo: questi i contorni
di un personaggio che nei primi anni '70 si propone al pubblico
con una linea musicale che attinge alle radici del rock'n'roll,
al blues, mescolata con suoni mediterranei, tamurriate e
melodia. I testi trattano soprattutto tematiche sociali;
da una parte i potenti, dall'altra i deboli, la censura
e la libertà d'espressione. Ed è così che, nel 1973, il
"menestrello rock" Edoardo Bennato presenta al pubblico
l'album Non farti cadere le braccia. Non è comunque questo
il suo primo lavoro. Alle spalle ha una lunga gavetta di
sette anni. Bennato nasce nel 1949 a Napoli, nel quartiere
dei Campi Flegrei. Nei primi anni '60 è influenzato dagli
artisti rock'n'roll, da Elvis a Jerry Lee Lewis, da Ray
Charles a Chuck Berry, da Paul Anka a Neil Sedaka ma anche
dalle sonorità di un Peppino Di Capri, che aveva stravolto
la melodia italiana e partenopea in stile rock. La grande
passione per la musica, spinge i genitori di Edoardo a fargli
prendere - assieme ai fratelli Eugenio e Giorgio - lezioni
di fisarmonica, anche se poi il loro indirizzo musicale
si sposterà verso altri strumenti. I tre formano poi il
Trio Bennato, esperienza che li porta addirittura a intraprendere
una tournee in America Latina. Al ritorno in Italia, decide
di intraprendere seriamente la carriera di musicista. Inizia
a comporre canzoni, due delle quali, "Era solo un sogno"
e "Le ombre" (scritte insieme a Sandro Portelli), destinate
inizialmente a Bobby Solo, in un momento in cui il cantante
romano è al massimo della popolarità, ma vengono poi incisi
dal vivo nell'interpretazione del loro autore. Dovranno
passare altri tre anni prima di ritrovare Edoardo sulla
scena discografica.
E'
Sandro Colombini a introdurre il musicista napoletano alla
Numero Uno, l'etichetta da poco formata da Mogol e
Lucio Battisti.
Con essa, Bennato incide
- tra il '69 e il '71 -
tre 45 giri che passano inosservati: "Marylou", scritta
insieme a Mogol, "1941", cover omonima del successo di Harry
Nilsson e "Good bye Copenhagen", interamente scritta da
lui.
Il musicista non è molto soddisfatto artisticamente ma,
nei tre anni vissuti alla Numero uno, ha imparato
a conoscere i meccanismi del mercato discografico.
Un'esperienza in apparenza poco fruttuosa, proficua tuttavia
per la formazione artistica futura, che lo porta ad allontanarsi
momentaneamente dall'ambito discografico. Si trasferisce
a Milano, dove lavora per una società che costruisce giochi,
mentre si dedica con assiduità agli studi universitari di
architettura. Tra un impegno e l'altro, il giovane musicista
viaggia in Europa alla ricerca di nuovi stimoli musicali.
A Londra fa addirittura il busker, ovvero il suonatore da
strada, esibendosi per le vie e nelle stazioni della metropolitana.
Risultato di tutto ciò è una serie di nuove composizioni,
che sottopone all'amico produttore Sandro Colombini.
Due anni dopo, nel 1973, firma un nuovo
contratto discografico per la Dischi Ricordi. L'album
di esordio, intitolato Non farti cadere le braccia,
mostra sulla copertina un enorme fiammifero, che nel
l'intenzione dello stesso musicista vuole significare
l'ultima occasione prima dell'eventuale "buio totale".
Cosa che non si verifica.
L'album piace a pubblico e critica, che paragona Bennato
al cantante americano Woody GuthrieTra i brani si
fanno apprezzare "Un giorno credi" - il cui testo
è scritto da Patrizio Trampetti della Nuova compagnia
di canto popolare - "Rinnegato", dedicata al fratello
Eugenio, che nel frattempo è passato per strade più
vicine alla musica folk, e "Lei non è qui... non è
là", scritta con Bruno Lauzi..
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Incoraggiato
dal risultato precedente, l'anno successivo esce con I buoni
e i cattivi, più soddisfacente sia per il cantautore sia
per i suoi discografici. Con questo lavoro si intensifica
la linea rock-blues, mentre i testi propongono una più mordente
ironia. Nel frattempo, Bennato si era distinto nei concerti
italiani della Incredible String Band, di cui era stato
applauditissimo supporter. Nell'autunno dello stesso anno,
Edoardo è sul mercato con un 45 giri che ottiene notevole
successo: "Meno male che adesso non c'è Nerone", brano che
anticipa di qualche mese l'album Io che non sono l'imperatore.
Desta curiosità soprattutto il brano "Affacciati affacciati",
indirizzato a Papa Paolo VI e ripreso da un concerto organizzato
dal movimento studentesco tenuto il 28 settembre del '74
presso l'Università Bocconi di Milano. E' lo stesso "architetto"
Edoardo a realizzare la copertina, con il progetto di una
ipotetica costruzione della metropolitana di Napoli. Dopo
il successivo La torre di Babele, uno dei suoi lavori migliori,
per il bluesman arriva l'album della svolta, Burattino senza
fili, che consacra Bennato al grande successo popolare.
Si tratta di un concept album che ricalca la favola di un
Pinocchio moderno, con i relativi personaggi di contorno.
Il disco resta per quattro mesi al primo posto delle vendite
e, grazie a questo successo, si realizzano i primi videoclip
di produzioni ita- liana. Questo straordinario exploit,
tuttavia, porta Edoardo a isolarsi completamente. Solo tre
anni dopo, incide l'album successivo, Uffà! Uffà!, il quale
precederà di soli quindici giorni - caso stranissimo e mai
più ripetuto da un artista italiano - un nuovo album dal
titolo Sono solo canzonette. Quest'ultimo, ricalca la fortunata
formula di Burattino senza fili, ovvero l'allegoria di una
favola, che nello specifico è quella di Peter Pan. I due
album si troveranno appaiati in vetta alla Hit Parade dei
33 giri, scavalcando addirittura un album storico e osannato
come The wall dei Pink Floyd. Con questo, Edoardo ha raggiunto
la vetta della propria carriera. Un suo concerto tenuto
allo Stadio San Siro di Milano richiamerà ben 80 mila persone.
Nell'83 è la volta di E' arrivato un bastimento, che svolge
un'attenta ricerca di suoni e, l'anno dopo, il suo primo
live, "è goal", che sarà sigla dell'appuntamento televisivo
domenicale de La domenica sportiva. Kaiwanna, dell'85, mostra
un Bennato impegnato in nuove sonorità elettroniche, con
relativo sconcerto da parte dei puristi quot;bennatiani"
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OK
Italia, inciso nell'87, e soprattutto Abbi dubbidell'89,
dal quale è estratto il successo dell'estate "Viva la
mamma", riportano decisamente in ascesa il musicista
napoletano.
Gli anni '90 si aprono per Edoardo con un nuovo successo
"Un'estate italiana", cantato in coppia con Gianna Nannini,
sigla del Campionato Mondiale di Calcio, che si svolge
in Italia.
Questi anni vedono nuovamente Edoardo impegnato in interessanti
produzioni discografiche: da Joe Sarnataro, suo pseudonimo
per un album di chiara matrice blues, all'interessante
Il paese dei balocchi del '92; da Se son rose fioriranno('94)
a Le ragazze fanno grandi sogni('95); |
dalla
rivisitazione con orchestra d'archi dei suoi più grandi
successi, al più recente Sbandato dello scorso anno. Come
è successo un po' a tutti i cantautori, anche Edoardo Bennato,
prima di incontrare il grande successo popolare si è proposto
come autore per altri. Già nel '68, ovvero due anni dopo
l'esordio discografico con il 45 giri "Era solo un sogno",
è autore di una canzone di successo incisa da Herbert Pagani:
"Cin cin con gli occhiali". Visto l'esito positivo, l'anno
dopo Edoardo diede allo stesso Pagani un'altra canzone fortunata,
"Ahi le Hawaii", che partecipò alla rassegna radiotelevisiva
Un Disco per l'Estate. Se è vero il detto "non c'è due senza
tre", ecco arrivare nel '70 un altro brano scritto per Herbert,
"Fuoco bianco", meno fortunato dei precedenti. Tra il '70
e il '71, Bennato dà ai colleghi della Numero Uno (il gruppo
della Formula 3 e Bruno Lauzi), rispettivamente, "Perchè...
perchè ti amo" e "Lei non è qui... non è là". Di lì a poco,
anche Bobby Solo (a cui Edoardo voleva indirizzare le prime
due sue incisioni "Era solo un sogno" e "Le ombre") inserisce
nella sua produzione discografica una canzone scritta da
Bennato, "The village". Un'altra sua canzone, che si piazza
bene a Un Disco per l'Estate '72, è "Perchè perchè", portata
al successo da Giovanna. Nel corso dello stesso anno, anche
i Nuovi Angeli e Michele incidono canzoni di Bennato, "Apri
gli occhi bambina" e "Un uomo senza una stella".
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