Ascoltare per credere pezzi come “In Bloom”, “Lithium” e
“On A Plain”, che donano al disco un tormentato vigore.
Ma a conquistare il pubblico sono anche l'autobiografica
“Come As You Are”, il lamento acustico di “Polly”, il bisbiglio
moribondo di “Something In The Way”. L'album (quasi 10 milioni
di copie vendute, contro le 30mila dell'esordio) diventerà
uno dei maggiori successi discografici di tutti i tempi,
senza alienare tuttavia ai Nirvana le simpatie delle frange
più "dure e pure" del loro pubblico. L'urlo di Cobain, quasi
distaccato, ma al tempo stesso vivo e struggente, diventa
in breve tempo uno dei simboli più potenti del rock di fine
secolo. E la musica di Seattle porta alla luce un'altra
America, popolata di giovani disadattati e inquieti che,
da underground, assurgono improvvisamente a fenomeni di
costume. Nel dicembre 1992 la Geffen pubblica Incesticide,
raccolta di rarità registrate alla BBC, singoli inediti
su album e versioni alternative. Poi, nel settembre del
1993, dopo una serie di speculazioni sullo stato di salute
di Cobain, esce In Utero.
Prodotto da Steve Albini, guru della scena alternative e
del punk più duro, il disco viene inciso in due sole settimane.
È una miscela di canzoni rabbiose e desolate (“Rape Me”,
“Serve The Servants”, “Pennyroyal Tea” e, soprattutto, “All
Apologies”, ripresa poi anche da Sinéad O’Connor) e di esagitate
esplosioni rumoristiche al limite della cacofonia (“Scentless
Apprentice”, “Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle”,
“Milk It” e l'autoironica “Radio Friendly Unit Shifter”).
Molto più debole di “Nevermind”, l’album riflette soprattutto
l’odissea personale di Cobain, sposatosi nel frattempo con
Courtney Love delle Hole. E’ la testimonianza di un cupo,
inguaribile senso di impotenza e fatalismo. Il disco ottiene
un buon successo di vendite, anche se aliena in parte al
gruppo le simpatie di quella "Mtv generation" che li aveva
consumati come l’ennesima “sensazione” del momento.
Ma proprio su Mtv i Nirvana ripropongono, in un’affascinante
chiave acustica, molti dei loro successi, incidendo il fortunatissimo
Unplugged in New York. Testimonianza di un concerto del
novembre 1993, l’album svela l’anima sofferente delle canzoni
di Cobain. Spogliati degli orpelli hard-rock, i brani dei
Nirvana si rivelano struggenti confessioni di un incurabile
disagio esistenziale. Un’atmosfera di tragedia imminente
pervade le rivisitazioni di “Pennyroyal Tea”, “All Apologies”,
“Come As You Are” e “About A Girl”. Ma a dare nerbo al disco
sono anche alcune cover come “The Man Who Sold The World”
di David Bowie, “Lake Of Fire” e “Oh Me” dei Meat Puppets
e una straziante versione del classico di Leadbelly “Where
Did You Sleep Last Night”. Nello stesso periodo, la Geffen
pubblica anche la videocassetta “Live! Tonight! Soldout!”,
una storia musicale nervosa e ironica dei Nirvana ricostruita
con spezzoni di interviste e filmati amatoriali alternati
ad alcune esibizioni dal vivo.
La
dimensione più selvaggia ed elettrica dei concerti della
band di Seattle sarà invece testimoniata dal live From the
muddy banks of Wishkah. Ma il successo non servirà a guarire
il biondo idolo punk di Seattle. Come prima di lui Jimi
Hendrix e Jim Morrison, anche Kurt Cobain porterà ad estreme
conseguenze la sua autodistruzione. Dopo lunghi e dolorosi
mesi dedicati a un tour europeo, l'8 aprile 1994 il leader
dei Nirvana si toglie la vita con un colpo di pistola, consacrandosi
per sempre al culto dei fan. Nel suo messaggio d’addio,
un epitaffio: “It’s better to burn out than to fade away”,
“meglio bruciarsi che svanire a poco a poco”. E’ un verso
di "My my, hey hey", la canzone del suo maestro Neil Young.
Un anno dopo, il cantautore canadese renderà omaggio alla
memoria del suo discepolo dedicandogli "Sleep with angels".
di Claudio
Fabretti
http://www.ondarock.it/Nirvana.html