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Canto nomade per un prigioniero politico

In questi giorni è certo autunno giù da noi 

dolce Marta, Marta mia
ricordo il fieno e i tuoi cavalli di Normandia, 

eravamo liberi, liberi.


Sul muro immagini grondanti umidità, 

macchie senza libertà,
ascolta Marta, in questo strano autunno 

i tuoi cavalli gridano, urlano incatenati ormai
cosa dire, soffocare, chiuso qui perché... 

prigioniero per l'idea, la mia idea perché.


Lontano è la strada che ho scelto per me 

dove tutto è degno di attenzione perché vive, perché è vero, vive il vero. 

Almeno tu che puoi fuggi via canto nomade
questa cella è piena della mia disperazione, tu che puoi non farti prendere.


Voi condannate per comodità, ma la mia idea già vi assalta.
Voi martoriate le mie sole carni, ma il mio cervello vive ancora... ancora.


Lamenti di chitarre sospettate a torto, 

sospirate piano, 

e voi donne dallo sguardo altero
bocche come melograno, non piangete 

perché io sono nato, nato libero, 

libero.
Non sprecate per me una messa da requiem,
 

io sono nato libero.






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